DoloresArt Laboratory 2017 Virtuality Ladder

 

 

DoloresArt Laboratory 2017, Virtuality Ladder, “Arcobaleno sotto la pioggia di Baratti” by Pino Bertelli

L’espressione “aestheticizing resistance” potrebbe adattarsi bene a questa recente creazione di Pino Bertelli, “Arcobaleno sotto la pioggia di Baratti”, accattivante visione di uno dei rari momenti nei quali anche la natura si cimenta in un esercizio di virtualità.

Dell’arcobaleno di Pino Bertelli, arcobaleno materializzatosi nel Golfo di Baratti, nelle sue terre toscane, vogliamo sottolineare infatti ancora e particolarmente la sua non esistenza, la sua virtualità di fenomeno ottico, creato dalla luce e da microparticelle d’acqua in sospensione nell’aria.
Questa non esistenza non toglie nulla però all’incredibile emozione che l’arco multicolore regala a noi ed al fotografo stesso, fruitore dell’evento visivo e insieme suo creatore, allorchè si pone fisicamente con il corpo fra il sole e la pioggia.

Il gusto artistico nel secondo decennio del XXI secolo soffre forse acutamente di citazionismo? Torna in voga il piacere di ritrarre uno scorcio di natura nella sua pur sempre struggente bellezza?
Difficile che la coscienza sporca dell’umanità nei confronti della natura ai nostri giorni ci consenta di contemplare un arcobaleno o il sorgere del sole sul mare con animo sereno, senza pensare allo scempio ecologico di cui siamo testimoni ogni giorno in ogni parte del pianeta.
Ritrarre la bellezza della natura oggi può servire principalmente per inserire materiale sulle brosciure delle agenzie di viaggio, per vendere sogni di fuga dalle alienanti realtà urbane, o come fondale alle favolose automobili (anch’esse da vendere ovviamente), che corrono su paesaggi incantevoli, non in città subdolamente avvelenate dalle polveri sottili.

È cosa coraggiosa dunque tornare en plain air, con un cavalletto (fotografico?), come facevano i pittori impressionisti del XIX secolo, per scopi artistici, non commerciali, ed è indispensabile la statura di uomo fortemente libero che caratterizza il nostro artista.
Presentando questo scatto stampato su tela arretriamo leggermente nella Virtuality Ladder, portando l’opera dal grado di fotografia di un momento irripetibile al grado di foto-quadro, espressione di un momento di resistenza estetizzante, di riflessione contemplativa su uno dei temi più importanti per l’uomo contemporaneo, il suo rapporto con la natura.

(Copyright Maria Dolores Cattaneo 2017)

 

DoloresArt Laboratory 2017, Virtuality Ladder, Studio d’Arte SL

DoloresArt Laboratory 2017, Virtuality Ladder, “Cartiera mantovana” by Niccolò Biddau

Nella fotografia di Biddau il foglio di carta ondulata per il packaging industriale appoggiato sul nastro trasportatore porta all’immagine un buon grado di realtà reale;
infatti è proprio la forma d’una curva sinusoide irregolare che permette al foglio di non sciuparsi nelle fermate ( si tratta di un foglio continuo che viene arrotolato nella parte terminale della linea; la forma colta è data da alcuni momenti d’arresto della macchina/nastro trasportatore).
Quella stessa forma geometrica è colta dal fotografo però soprattutto nella sua bellezza estetica:
con un fermo immagine nello scorrimento del nastro trasportatore si coglie un momento poetico, con uno spirito neo-futurista, ormai affrancato da ogni intento celebrativo della produzione industriale.
Il fatto che Biddau entri nelle fabbriche e riprenda immagini delle macchine in movimento e dei prodotti generati, creando materiale per pubblicazioni sul tema, non cambia il risultato della sua ricerca fotografica, che resta una riflessione estetica sul lavoro umano.

Nel XXI secolo per l’Europa si parla già di era post-industriale, caratterizzata dalla delocalizzazione geografica dei processi produttivi.
L’allontanamento delle fabbriche, intese come luoghi di presenza dei macchinari e del lavoro umano, porta un ulteriore scollamento fra l’adesione ad un tenore di vita ormai indissolubilmente legato all’uso di merci industriali e la consapevolezza e il riconoscimento dei modi della produzione di tali merci da parte di chi le compra.
Nel caso della fotografia qui esposta, ci troviamo di fronte ad un marchio di fabbrica italiano, che ha compiuto recentemente 400 anni di storia, la Cartiera Mantovana di Maglio di Goito nel Mantovano.
La chiave di lettura estetizzante dei momenti della produzione industriale proposta da Biddau, implica una riconsiderazione del concetto di “fabbrica”, normalmente gravato da pesanti negatività sociologiche, politiche ed economiche.

.

Storytelling di Niccolò Biddau
Cartiera Mantovana è un’azienda che fa parte dei “Les Henokiens”, un’associazione internazionale di aziende familiari bicentenarie. Uno dei suoi prodotti di punta è la carta ondulata per imballaggi, che di per sé contiene forme e geometrie che, se osservate attentamente, lasciano rapiti per la loro modularità. Per questo motivo decisi di concentrarmi maggiormente su questa linea di produzione. Salii su una passerella che costeggiava la linea aerea dalla macchina: chilometri di carta ondulata passavano davanti a me, simulando quasi dei balletti. Osservai con calma e attenzione tutti i movimenti e mi accorsi che la linea, a un tempo cadenzato, rallentava e in questo rallentare si formavano composizioni armoniche. Posizionai il cavalletto e la macchina e “fermai” la composizione che vedete.

(Copyright Maria Dolores Cattaneo 2017)